Livio Tonso
Nugae
In un afoso, tranquillo, solitario giorno d'estate...
Mi piacerebbe condividere i miei gusti, i miei aforismi e altre cose da niente, ma la prudenza, qui, non è mai eccessiva. Si dice una cosa di troppo, magari un po' avventata, interpretabile fuori contesto, ed ecco che galleggia in rete per anni, in balia dei severi censori che, per permettere ampia libertà di opinione a tutti, si ritengono liberi di castigare tutto quello che non piaccia loro. E poi, non voglio finire in bocca a qualche programma che si legge le pagine in rete per creare profili. La mia libertà è inversamente proporzionale al numero di liste in cui il mio nome e i miei dati si trovano. Il liberismo assoluto, tale che arriva alla promozione e alla condanna di qualsiasi cosa, il relativismo buonista a nostro unico sfavore, il becero egalitarismo universale, in questi anni bui dell'Occidente, non stanno dalla mia parte, perciò io non sto dalla loro. Ahimé, ho già detto troppo.
Allora andiamo su cose facilmente condivisibili. Mi sono appena fatto un frullato di pesche e vorrei porgere la semplicissima ricetta a chi non la conoscesse. È così semplice e banale che non posso certo pretenderne la paternità.
Frullato di pesche
Servono: quattro-sei pesche gialle o nettarine (la quantità dipende dalla dimensione); una banana; un bicchierino di latte di mandorle; cinque-dieci cubetti di ghiaccio.
Preparazione (poco prima del consumo, perché il frullato si ossida rapidamente): mettete nella tazza del frullatore la banana, le pesche sbucciate, il latte di mandorle e il ghiaccio. Un tempo mettevo anche succo di limone e zucchero, per dare più spessore al gusto: vedete un po' voi. Dipende anche dalle calorie che sopporta la vostra linea. Non mettete latte (se vi piace, bevetene un bicchierone alla mia salute, ché io non lo bevo mai). Piuttosto, potete aggiungere acqua, o meglio ghiaccio (per ritardare l'ossidazione che non mancherebbe) per allungare un poco la massa. Se avete avuto la buona idea di mettere da parte succo di melagrana congelato in cubetti, approfittatene e metteteci un paio di essi: aggiungeranno buone proprietà al frullato e un colore ancora più attraente.Frullare il tutto per 10-20 secondi, a seconda della potenza del frullatore: deve venire una massa liquida senza grumi ma non troppo sbattuta. Il ghiaccio rende la frutta più gradevole e il frullato meno ossidabile. Bon appétit.
Dolce gelato al cocco
Servono: una noce di cocco succosa (fate confronti pesandole sulla bilancia del supermercato, anche se non dovete prezzarle); latte di mandorle; zucchero (se si desidera); e soprattutto pazienza.
Preparazione: Con un punteruolo (o un cacciavite sterilizzato sul fuoco) praticate due fori sulla noce e fate uscire il liquido. Filtratelo. Rompete il guscio senza danneggiare mani e suppellettili. Estraete la polpa separandola dal guscio (a volte è facile, a volte no). Lavatela accuratamente. Tagliate la polpa a quadretti e asportate la parte marrone (con un coltello tagliente o con un metodo migliore del mio). Rilavatela accuratamente e vedete che sia tutto bello e candido. Mettetela in un buon frullatore o robot da cucina con lame taglienti, aggiungete il «latte» originale del cocco, il latte di mandorle e, se vi pare, lo zucchero, che renderà il dolce più dolce e anche più morbido (ma anche voi stessi, forse). Frullare fino a che la pasta non diventa fine fine. Più è fine, migliore sarà il gusto: vogliate credermi. Per renderla più fine, congelatela in cubetti e rifrullatela. Congelatela infine in uno stampo che vi piaccia, ma aperto verso l'esterno, per meglio estrarre il dolce. Bon appétit.
Semifreddo al cocco con rum o gin
Servono: cocco rapé (o pezzetti di scorza di cocco: vedi sopra), latte di mandorle, rum o gin, a seconda dei gusti e di cos'avete in casa.
Preparazione: macinare (o frullare) il cocco con il latte di mandorle (usando la proporzione che vi piaccia) fino a un composto fine. Aggiungere il rum e frullare ancora. Congelare. Bon Appétit.
Caffè con cacao
Servono: una Moka Express (quella del Bialetti o una che vi piaccia), caffè (io ho le mie preferenze, voi le vostre), zucchero di canna grezzo, cacao (amaro) in polvere, cannella in polvere.
Preparazione: si fa venire su il caffè mentre nella tazza si è messo lo zucchero mescolato a mezzo cucchiaino di cacao e a una leggera spolverata di cannella in polvere. Si versa il caffè, si gira (attenzione: «stirred, not shaken» come diceva il buon Bond) e si gusta piano, ma prima che s'affreddi. Banale, ma buono come tante altre cose banali che la vita offre.
Ora è inverno...
Spremuta di arance, clementine e succo di melagrana
Servono: arance, clementine, uno spremiagrumi, un bicchiere.
Preparazione: si spremono le arance e le clementine, o viceversa. D'inverno ci sono le arance tarocco, le migliori, per quanto ne sappia. Aggiungere un poco di succo di melagrana (io le spremo con l'apposito attrezzo e poi surgelo il succo in cubetti o lo metto in frigorifero dentro una bottiglietta).Tutto qui: ricetta così elementare che anche il Dr Watson la raccomanda: dolcissima, piena di vitamina C e anche di energia. Meglio al mattino. Quando mi alzo, non so pensare a nulla di meglio che a questa spremuta.
Crudités con carciofo
Servono: un carciofo (del tipo con con spine), mezzo finocchio, un trancetto di tonno in olio d'oliva, noci, olio d'oliva extra vergine, limone.
Preparazione: usare le parti tenere del carciofo e del finocchio, tagliare entrambi a pezzetti fini; aggiungere il tonno, le noci sminuzzate (ma meglio ancora altra frutta a scaglie o in granella, come nocciole, mandorle, noci di madacamia e simili), limone, olio extra vergine d'oliva. Al posto del finocchio va bene anche il cavolo invernale e, se l'avete, anche l'aggiunta di avocado. A voi non so, ma a me piace.
Il Kiwi o Actinidia
Servono: un kiwi, uno spelucchino sottile e ben tagliente, un piattino.
Preparazione: banale, ma serve a renderlo appetibile, perché finisce che di kiwi in casa se ne mangiano tre o quattro e poi tutti si stufano. Eliminare l'attaccatura del frutto con un'incisione a cono rovesciato, estrarre la parte chiara interna (che io trovo poco appetibile) con un taglio a cilindro, spellare; tagliare la parte inferiore in una specie di bottone e posarlo sul piattino; dividere il frutto nudo in otto spicchi e disporli come petali di un fiore sul piattino. Tutto qui, da consumare con una forchettina da dolce: anche il bimbo, il nonno si lasceranno tentare dalla vista, dalla comodità e, ça va sans dire, dal gusto dolce-acidulo del frutto.
Ecco di nuovo la primavera, una stagione sempre bella nell'attesa e nei ricordi, ma con le prime golosità naturali...
Fragole et alia
Servono: fragole, banana, volendo anche un kiwi (così si ottiene il glorioso tricolore), miele (quello che volete, ma abbastanza fluido da poter essere mescolato alle fragole); uno spelucchino, una coppetta azzurra o di altro colore.
Preparazione: lavare accuratamente i frutti, che non si sa mai dove siano stati; togliere il picciolo incidendo il frutto di sopra con un taglio conico, con un dito a lato della lama che fa da sicurezza al taglio in profondità; tagliare il frutto in più pezzi, alternandolo a pezzi della banana (non a fettine tipo salame, ma a tocchetti tagliati obliqui) e al kiwi, se vi piace la combinaison; far colare il miele sopra e consumare non molto tempo dopo.
E l'estate? Viene, non viene? Anche il tempo si mette di traverso? Intanto, qualche piccola gioia della tavola.
Gelat de limon au fruits de bois
Questo nome demenziale nasconde una banalità e già la dice tutta. Ad ogni buon conto, io ci metto qualche pallina di gelato al limone, meglio se magro, qualche goccia di limone, lamponi e more (se sono piccole e tenere, se no, potete anche farne a meno). Et voilà, Monsieur, Madame, une banalité délicieuse. Se volete, un goccio di gin non sta mai male con il gelato al limone, ma forse la semplicità è la cosa migliore. Magari, lasciamo il gin per quella parte dell'anno, meno felice, in cui non avremo i frutti di bosco.
Castagne bollite e insaporite
La sera, mentre si prepara la cena, fare bollire per almeno un'ora (dipende da quanto si sono disitratate) con un poco di sale, un bastoncino di cannella e una scorza di mezzo bergamotto, e perché no, qualche chiodo di garofano. Lasciarle raffreddare durante la notte. In questo modo, guadagnano sapore, si ammorbidiscono e si reidratano abbondantemente. La mattina, lavarle e metterle in frigorifero, per poi riscaldarle in acqua bollente quando si vogliano consumare.
Tè verde con chiodi di garofano
Come dice il titolo, provare ad aggiungere alcuni chiodi di garofano al vostro tè verde (che dovrebbero rimanere più a lungo in infusione). È buono e vi fa belli (più ancora di quanto già non siate). È buono anche freddo!
Le stagioni vengono e vanno ma si aggiungono sul groppone... consoliamoci con cose sane e appetitose!
Dulcis in fundo... o... In cauda veneno? Una serie di Aforismi proverbi e altre sciocchezzuole